Drammaturgia e regia Nicola Borghesi e Riccardo Tabilio
Ideazione tecnica Andrea Bovaia
Coordinamento Roberta Gabriele
In scena Nicola Borghesi
Con il contributo di Emilia-Romagna Teatro Fondazione
Con il sostegno di L’Arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale – Centro di
Residenza Emilia-Romagna
Con il sostegno di Agorà/Unione Reno Galliera
E con il patrocinio di Amnesty International
Capita, vagando per i social, di imbattersi in un certo tipo di commenti. Li abbiamo presenti tutti.
Spesso si trovano sotto un articolo di giornale che parla di uno sbarco di migranti o di un femminicidio. Sono commenti che fanno gelare il sangue, brutali, feroci, che augurano le malattie, la morte, lo stupro. Noi li guardiamo e ci chiediamo: ma chi è che ha scritto una cosa del genere? Da dove viene tutto questo odio? Perché questo essere umano è così follemente arrabbiato? Cosa gli è successo? Ha a che
vedere con la sua famiglia di origine, col lavoro che fa, col posto in cui è nato?
Questi commenti li hanno scritti gli Altri, quelli radicalmente diversi da noi. Da noi che andiamo a teatro, che leggiamo i libri, che ci riteniamo accoglienti, decenti, riflessivi, capaci di cogliere la complessità del
mondo. Questi Altri non sono quelli che vengono considerati canonicamente portatori di un’alterità,
non sono migranti, persone LGBTQI, pazienti psichiatrici, disabili, detenuti. No. Sono persone
comuni alle quali è successo qualcosa. Sono quelli che nel linguaggio giornalistico vengono definiti “hater”. Persone la cui bacheca facebook è magari piena di gattini, foto di bambini, matrimoni, aforismi, test, barzellette. Gli Altri è uno spettacolo che nasce da un’ossessione: quella di capire chi si nasconde dietro a questi lampi di odio. Lo spettacolo si snoda alla maniera di un’indagine, cercando di mettere insieme i pezzi dell’identità di uno di questi Altri, di rincorrerla, approfondirla. Provare a immaginare, ad immedesimarsi in una vita diversa dalla nostra,
per cercare quali siano gli elementi che ci dividono e quelli che ci uniscono a questa umanità che noi amiamo immaginare così lontana da noi.
Abbiamo, insomma, provato a stabilire un contatto con uno di questi Altri, a parlarci e provare ad analizzare cosa questo contatto ci suscitava. A misurare la distanza tra noi e loro.
La lente di questa indagine passa ininterrottamente dall’analisi dell’altro, di ciò che sta fuori di noi, a ciò che invece ci si muove dentro, alla ricerca di un punto, magari anche piccolo, magari anche antico, che ci accomuni, che ci permetta di rispecchiarci anche in chi, a un primo sguardo, ci provoca solo rabbia e ribrezzo. Gli Altri è il desiderio di contattare queste persone, questi Altri, trascorrerci del tempo insieme, cercare di capirli senza per questo perdere le distanze, tentare di aprire un dialogo apparentemente impossibile e portarlo in scena, senza rinunciare al nostro punto di vista.
Gli Altri è un reportage teatrale animato dal desiderio di andare oltre il giusto sgomento e spingersi un po’ più in là, dove anche la follia del razzismo e del fascismo possono essere ascoltate, senza per questo rinunciare di un passo alle proprie posizioni.
Gli Altri – Indagine sui nuovissimi mostri è in fondo, soprattutto, un tremendo desiderio di uscire dal nostro isolamento e cercare di incontrare quella parte del Paese che ci siamo ostinati a considerare minoritaria, inimmaginabile e che oggi si sta mostrando in tutta la propria potenza.
KEPLER-452
Kepler-452 nasce nel 2015 a Bologna dall’incontro tra Nicola Borghesi, Enrico Baraldi, Paola Aiello e, per la parte organizzativa, prima Michela Buscema e poi, dal 2021, Roberta Gabriele. Fin dalla sua nascita la compagnia coltiva un’ambizione, un desiderio, un’urgenza: aprire le porte dei teatri, uscire, osservare, attraverso la lente della scena, ciò che c’è fuori, nell’incrollabile convinzione che la realtà abbia una forza drammaturgica autonoma, che aspetta solo di essere organizzata in scena.
I formati teatrali realizzati da Kepler-452 spaziano dal coinvolgimento in scena di non-professionisti (o attori- mondo, come preferiamo chiamarli) sulla base delle proprie biografie, a reportage teatrali che trasformano indagini sul reale in momenti performativi, alla creazione di percorsi audioguidati e altri dispositivi di interazione con lo spazio urbano, fino alla realizzazione del Festival 20 30 che, a partire dal 2014, ha portato in scena varie centinaia di under 30 nel tentativo di tracciare un affresco generazionale.