di Simone Corbisiero
regia Simone Corbisiero
aiuto regia Bianca Mastromonaco
disegno luci Bianca Mastromonaco
con Antonio Monsellato e Nicolas Zappa
SINOSSI:
Un non vedente e il suo accompagnatore parlano di massimi sistemi passeggiando, ai margini della civiltà, in quella che sembrerebbe essere una discarica. Ecco, in realtà a parlare è perlopiù il non vedente, un “poeta” dai modi burberi (o, se si preferisce, “un coglione con un che di geniale”) il quale in maniera scanzonata e pazzoide mette duramente alla prova la pazienza dell’accompagnatore, un uomo all’apparenza schivo e impenetrabile. Quella che sembra una quotidiana seppur buffa e stravagante “ora d’aria” si trasformerà in un viaggio introspettivo in cui i ruoli si confondono e cambiano di significato fino ad arrivare al nocciolo, al segreto che lega i due in maniera indissolubile. Uno spettacolo in cui, si auspica, si ride tanto fino alla fine, viaggiando tra l’assurdo, il grottesco e, anche qui si auspica, la poesia.
IL NON-LUOGO E IL MARE:
I due personaggi approdano in un non-luogo. La loro passeggiata sembra essere un viaggio abituale e infinito. Entrambi sembrano incastrati in quel luogo pieno di rifiuti materiali ed emotivi, di parole dette e non dette. Un luogo sospeso nel tempo che si è cristallizzato nel tentativo vano di celare degli eventi che non si possono o non si vogliono guardare. Evidenti sono tuttavia i rimandi a un topos che gioca un ruolo fondamentale: il mare. “Il mare è pericoloso”, afferma il personaggio del Cieco, “e poi quant’è arrogante, quando si prende qualcosa non te la ridà più indietro.
IL CIECO, L’ACCOMPAGNATORE E LA FUGA:
I protagonisti sono due ‘archetipi umani’ che sembrerebbero agli antipodi. Il cieco è sì un personaggio provocatorio, a tratti urticante ma al contempo un profondo conoscitore dell’animo umano. Profondamente arrabbiato perché perennemente incompreso dal mondo e dall’accompagnatore che stuzzica con aneddoti misteriosi, allusioni incomprensibili e scommesse. L’accompagnatore è un uomo chiuso in se stesso, spaventato e trattenuto, un pò perché esasperato dalle pressioni psicologiche e dagli sbalzi umorali del cieco, un pò perché di carattere triste e malinconico.Nasconde in realtà una dolcissima ingenuità, quasi fanciullesca. La verità è che entrambi vorrebbero fuggire da lì ma sono talmente co-dipendenti da non riuscirci, da essere incastrati in quel non-luogo.
LA CURA E IL VIAGGIO:
Il solo modo che hanno entrambi per trovare la libertà è imparare a interagire, a prendersi cura l’uno dell’altro. É l’accompagnatore a cedere piano piano alle richieste del non vedente che quindi diventa mano a mano guida e accompagnatore, lui stesso, verso un mondo che non è quello dei vedenti. Inizia finalmente un altro tipo di viaggio, un viaggio verso i luoghi e tempi perduti in cui l’accompagnatore potrà finalmente affrontare la sua matassa emotiva.
IL TESTO
L’AMICIZIA, IL LUTTO, IL DOLORE:
Il testo di Simone Corbisiero è stato scritto nel 2020. Ispirato a un evento realmente accaduto, è un racconto legato al mare in cui l’autore fantastica mettendo in scena un ipotetico dialogo tra i due protagonisti di quel ricordo. Un’evento traumatico ha segnato la vita di entrambi i personaggi, i due cercano di venirne a capo camminando sul filo che delimita conscio e inconscio, realtà e sogno, mettendo, con tutte le difficoltà del caso, le loro fragilità in ballo per accompagnarsi meglio nel primo o ultimo viaggio delle loro esistenze. “É solo un buco nell’acqua” è una pièce sull’amicizia e sul lutto, si propone di indagare un rapporto d’amicizia segnato da un trauma, un’amicizia tra due bambini diventati uomini che cercano di affrontare il rifiuto, la vergogna e la chiusura rispetto al proprio mondo emotivo e all’emisfero della cura dell’altro, combattendo nel loro viaggio anche l’idea di “maschio alpha” impenetrabile e superiore agli eventi, superiore persino al proprio dolore. Nonostante il tema trattato, il testo si propone, fino all’ultimo istante, di essere divertente e graffiante e di sorprendere lo spettatore con improvvisi slanci di comicità e leggerezza. Perché pianto e risata sono così vicini in ognuno di noi da sovrapporsi e confondersi.
LA SINDROME DELL’ORIZZONTE DEGLI EVENTI:
L’accompagnatore a un certo punto dice di essere affetto dalla sindrome dell’orizzonte degli eventi: “Io avevo paura di non esistere, di non essere mai esistito. Di essere al mondo solo come uno spettatore. Invisibile per tutti. Pensavo: io li vedo, ma se loro vedessero
tutti tranne me?” Forse la sindrome dell’orizzonte degli eventi è un morbo che affligge in parte tutti noi ed è strettamente connessa al lutto. Questo spettacolo si propone di riflettere sulla necessità di ampliare i nostri orizzonti, per portarli verso quelli di coloro le cui morti ormai non destano neanche più tanto scalpore, che sembra non siano neanche degni del lutto della nostra comunità, che sembra quasi non esistano o non siano mai esistiti. Essendo ispirato a un fatto realmente accaduto in mare e tragicamente connesso anche con i tanti naufragi di persone migranti che vediamo accadere in questi anni si propone di dare, nel suo piccolo, una voce a chi non ce l’ha più … e anche a chi forse non ce l’ha mai avuta, di contrastare l’indifferenza paralizzante verso il lutto personale o comunitario.
LA MESSA IN SCENA
CORTOCIRCUITO:
La messa in scena di Simone Corbisiero divide il testo e lo spettacolo in “quadri”, sfrutta la diversità dei caratteri per innescare una dinamica servo-padrone rivisitata supportata da un ritmo incessante e dialoghi serrati pieni di rimandi, giochi logici e battute ciniche e spietate in stile stand-up Comedy che non lasciano allo spettatore il tempo di “pensare” fino alla battuta finale di ogni quadro che ha l’effetto di shockare sempre di più l’accompagnatore (e con lui il pubblico) creando un corto circuito che nella seconda parte dello spettacolo viene “analizzato” e sciolto. Il ritmo si farà più dolce e la musica avrà la funzione di accompagnare i due personaggi e il pubblico verso una nuova armonia.
SCENA
LA SCENOGRAFIA:
La scenografia di Simone Corbisiero e Bianca Mastromonaco è interamente “sostenibile” perché composta da due sedie in legno, uno specchio da terra coperto da un telo nero e 30 scatoloni di cartone con su scritti, a caratteri cubitali in nero, nomi di cose, oggetti, pensieri, emozioni o semplicemente parole ricorrenti e significative per entrambi i personaggi. L’idea che vuole restituire è quella di un non-luogo: una discarica, una casa da cui si sta per andare via o semplicemente un luogo ostile in cui non è desiderabile rimanere. Sul fondo della scena sospesa tra le quinte troneggia una scritta: “Questo Posto è una Merda”. Alla fine la scritta crollerà fisicamente, lasciando spazio al vuoto di un nuovo inizio.
I COSTUMI:
Il non-vedente è molto elegante, un uomo d’altri tempi, con un gessato grigio, camicia bianca, papillon, occhiali neri e il suo inseparabile bastone. Il suo costume vuole restituire l’idea di un personaggio estremamente dignitoso, un pò dandy senza tempo, ce lo si potrebbe immaginare così in qualsiasi epoca. L’accompagnatore è decisamente meno curato e più contemporaneo: jeans malandati e sporchi, canottiera bianca e giubbotto di pelle. Il suo costume vuole restituire l’idea di un uomo semplice, quasi rudimentale, un uomo del popolo e un lavoratore infaticabile.
REGIA E INTERPRETI
IL REGISTA:
Simone Corbisiero: Nato a Potenza nel 1988.
Inizia a studiare recitazione nel 2010, a Roma, parallelamente agli studi in Giurisprudenza, in un laboratorio diretto da Ferdinando Ceriani e Carla Ferraro. Portati a termine gli studi giuridici, viene ammesso nel 2013 alla “Scuola d’arte cinematografica Gian Maria Volonté”, dove poi si diploma nel 2016. Al percorso accademico affianca esperienze teatrali indipendenti sia in veste di attore che di autore e regista. Dal 2018 al 2020 continua il suo percorso di formazione presso l’Acting Lab permanente diretto da Alessandro Prete e in laboratori con Lorenzo Salveti, Andrea Paciotto, Gabriele di Luca e Anna Redi. Il suo esordio cinematografico risale al 2014, con il cortometraggio “The Dream”, scritto e diretto dal Premio Oscar Paolo Sorrentino. Nel 2015 è tra i protagonisti del mockumentary “Unonessuno”, diretto da Daniele Vicari e selezionato ad “Alice nella città”, sezione autonoma della Festa del Cinema di Roma.
Sempre con Daniele Vicari, lavora nel film per il cinema “Sole cuore amore” e nel film tv “Prima che la notte” (2017), in cui interpreta Antonio Roccuzzo, uno dei “carusi” del giornalista e scrittore Pippo Fava, interpretato da Fabrizio Gifuni. Nel 2018 è tra i protagonisti della fiction Mediaset “Il ritorno della Dottoressa Giò”, diretta da Antonello Grimaldi e del film musical per il cinema “Un’avventura” di Marco Danieli. Tra i suoi lavori più recenti l’interpretazione di “Zio Bastiano” in “Bang bang baby”, serie Amazon diretta da Michele Alhaique, Margherita Ferri e Giuseppe Bonito e il cortometraggio “Ladybug” per il quale si aggiudica il premio come Miglior Interprete maschile all’undicesima edizione del Festival del Cinema Patologico. Nel 2022 è sul set della serie tv Netflix “Briganti”, in “Palazzina Laf”, opera prima di Michele Riondino ed è al fianco Pierfrancesco Favino nel film di Edoardo De Angelis “Comandante”. Sarà co-protagonista del nuovo film scritto e diretto da Rocco Papaleo, “Scordato”, in concorso al Bifest 2023 e che uscirà nelle sale il 13 aprile 2023. Ha scritto e diretto diversi monologhi e corti teatrali vincendo anche un premio nel concorso indetto da Carrozzeria Orfeo “Prove Generali di solitudine” nel 2020 con il testo “Mamma, Alberto, Manolo e io”. Risale al 2016 la sua prima regia, per “Due fratelli” di Fausto Paravidino, in cui interpreta anche uno dei protagonisti, Lev. ”È solo un buco nell’acqua” è la sua prima regia di un lungo teatrale di cui è anche autore.
GLI INTERPRETI
Antonio Monsellato: Attore e regista. Nasce a Gagliano del Capo, in provincia di Lecce il 21/04/1988. Appassionatosi al mondo della recitazione, si trasferisce a Roma nel 2008 per intraprendere gli studi. Sono diversi i corsi a cui prenderà parte e che gli permetteranno di studiare con diversi professionisti del settore, tra cui: Michele Placido, Filippo Timi, Giovanni Veronesi, Emma Dante, Pierfrancesco Favino e Claudio Morganti. Nel 2012 entra a far parte della classe di recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, conseguendo il diploma nel 2015. Dal 2008 saranno molteplici i ruoli che interpreterà a teatro e in opere audiovisive del piccolo e grande schermo. Tra i lavori a cui ha preso parte si menzionano: la tv comedy Non pensarci, con la regia di Gianni Zanasi e Valerio Mastrandrea; Il film In arte Nino, con la regia di Luca Manfredi e la fiction campione di ascolti La Vita promessa, con la regia di Ricky Tognazzi. Inoltre ha lavorato col regista Ludovico Di Martino nei suoi due cortometraggi Padre Nostro e Pedophilia. Parallelamente alla carriera d’attore, Monsellato ha intrapreso anche quella di regista, dirigendo: il cortometraggio In Luogo per Amore, le opere teatrali Salento Odi et Amo e Piccoli Crimini Coniugali e il videoclip Amore&Rabbia del brano di Unchieman e Don Rico dei Sud Sound System. Monsellato, pur vivendo a Roma mantiene salde le radici della sua terra d’origine, che ad oggi è una delle Regioni italiane che più incentivano la realizzazione di opere audiovisive.La Puglia è un terreno fertile per le tante produzioni che vogliono valorizzare il territorio e i loro artisti e, di certo, Monsellato è uno di questi.
Nicolas Zappa: nato a Pescina il 08/02/1990, nel 2011 si diploma presso la NUCT di Cinecittà e nel 2012 entra al Centro Sperimentale di Cinematografia diplomandosi nel 2015 come attore. Segue per due anni l’atelier di commedia dell’arte diretto da Michele Monetta e il biennio di perfezionamento del Teatro Argentina di Roma. Lavora con Claudio Collovà in “Viaggio al termine della notte” e “Fratelli” per il teatro Biondo di Palermo, “L’impresario delle Smirne” e “Coriolano” con la compagnia Attori e Tecnici del Teatro Vittoria di Roma, presso il teatro stabile di Bolzano con “lo strano caso della notte di San Lorenzo” di Roberto Cavosi, “Free Bach 212” della compagnia Fura Dels Bauls e in festival come Gibellina (“Massa e Potere”), in Visibilia (“Angeli in Biblioteca”), i Quartieri dell’Arte (“la Fiera di San Bartolomeo”, “Directions”, “il colore del Sole”). Tra gli ultimi lavori: “È solo un buco nell’acqua” di Simone Corbisiero, “Generazione Pasolini” di Marta Bulgherini e “ASTREA” di Antonio Monsellato.
è solo un buco nell’acqua è programmato all’interno della rassegna OVERGROUND.
Overground è l’edizione zero di un progetto sperimentale promosso dalla Fondazione Roma Tre Teatro Palladium che prevede il coinvolgimento di un gruppo di realtà teatrali romane indipendenti nella programmazione condivisa di una rassegna dedicata al teatro emergente.
Il progetto si propone di aprire lo spazio teatrale del Palladium, teatro dell’Università Roma Tre, alle proposte artistiche di giovani gruppi o artisti singoli emergenti che generalmente trovano spazio in circuiti diversi da quelli ufficiali, in un’ottica di reciproca conoscenza e scambio, anche al fine di attrarre e far incontrare pubblici diversi sia per il teatro Palladium, sia per le compagnie in scena, sia per le realtà che le propongono. Tutto ciò in linea con gli obiettivi di Audience Revolution, progetto di formazione del pubblico realizzato con il contributo del Ministero della Cultura a valere sul FUS, nel cui ambito Overground si colloca.
Dieci sono le realtà teatrali indipendenti del territorio romano coinvolte nel progetto: il Centro Sociale La Strada, Carrozzerie N.O.T, il Teatro Biblioteca Quarticciolo, il Teatro Fortezza Est, il Teatro Basilica, l’associazione Calpurnia – ex Mercato Torrespaccata, il Teatro della Dodicesima, il Teatro Trastevere, il Teatro Tordinona e il Teatro Palladium stesso.
A ciascuna di queste è stato chiesto in primis di segnalare, patrocinandolo artisticamente, uno spettacolo di una compagnia teatrale emergente, e poi di condividere scelte rispetto agli obiettivi, al format, alla comunicazione e all’organizzazione della rassegna.
Il tutto si concretizza in un viaggio immersivo di quattro giorni, dal 24 al 27 maggio, all’interno della scena emergente ma anche in una occasione di networking tra piccole e medie realtà teatrali indipendenti del territorio romano. La rassegna è aperta da una tavola rotonda, curata da Samantha Marenzi e Gabriele Sofia, docenti di Teatro del Dams dell’Università Roma Tre, e intitolata “Teatro e spazi indipendenti. Racconti di esperienze e prospettive di studi”.
Con la direzione artistica condivisa di
Fondazione Roma Tre Teatro Palladium, Teatro Basilica, Carrozzerie| N.O.T, Teatro della XII, Teatro Fortezza Est, Centro sociale la strada, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Teatro Tordinona, Ex mercato Torrespaccata / Associazione Calpurnia, Teatro Trastevere
Overground è ideato, co-prodotto e organizzato da
Fondazione Roma Tre Teatro Palladium
Presidente
Luca Aversano
Consiglieri di amministrazione
Silvia Carandini
Giandomenico Celata
Claudio Giovanardi
Simone Trecca
con il contributo del
MiC – Direzione Generale Spettacolo
Coordinamento e direzione organizzativa
Alessandra De Luca
Amministrazione e logistica
Roberta Incerti
Redazione e comunicazione
Irene Umili, Alessandra De Luca, Fiorenza De Candei (ufficio stampa), Elisabetta Sacripanti
Progetto grafico e impaginazione
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Tecnica audio-video e luci
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