Un progetto a cura di Alessandra De Luca, Francesco Ciccone, Andrea Cosentino, Maria Elena Curzi, Francesco Maggiore ed Efrem Barrotta (Big Sur)
ideato dalla Fondazione Roma Tre Teatro Palladium
in collaborazione con il DAMS dell’Università Roma Tre
realizzato con il contributo della Regione Lazio
Oltre 100 giovani studenti, provenienti da 13 diverse scuole laziali, raccontano attraverso il proprio sguardo creativo il rapporto tra adolescenza e web: questo è Generazione Selfie,
La Fondazione Roma Tre Teatro Palladium, in questo tempo di sospensione delle attività di spettacolo dal vivo, non ha fermato, ma consolidato la sua relazione con le scuole della Regione Lazio, coinvolgendo numerosi istituti di istruzione superiore in diversi progetti di formazione in ambito artistico. Domenica 20 dicembre 2020 alle ore 18,00 il progetto Generazione Selfie si conclude con una restituzione pubblica in streaming dal canale youtube del Teatro Palladium del lavoro svolto con gli oltre 100 studenti partecipanti. Il progetto, ideato dalla Fondazione Roma Tre Teatro Palladium e realizzato con il contributo della Regione Lazio nell’ambito degli interventi annuali per favorire l’accesso dei giovani allo spettacolo dal vivo in collaborazione con le istituzioni scolastiche, quest’anno alla sua seconda edizione, si è svolto totalmente in modalità online su piattaforma Zoom, ponendo nuove sfide ma anche possibilità di sperimentazione attraverso strumenti digitali.
Avvicinare gli studenti alle pratiche creative, nella loro interazione con le discipline del curricolo scolastico, è l’obiettivo principale del progetto. La partecipazione degli studenti, orientata in base alle singole inclinazioni personali, ha riguardato i diversi settori che caratterizzano la creazione artistica e la realizzazione di un evento culturale: drammaturgia, recitazione, danza, produzione di audiovisivi, montaggio, fotografia, scenografia, illustrazione, grafica, promozione e comunicazione.
I teenager passano dalle 7 alle 13 ore al giorno sul web. Questi i risultati di un’indagine condotta dall’Osservatorio sulle tendenze e comportamenti degli adolescenti. Il nucleo tematico del progetto è costituito da un ragionamento critico sulle conseguenze di questa relazione attraverso l’utilizzo dei linguaggi delle arti performative e sotto la guida di professionisti della scena, dell’audiovisivo, della comunicazione e del sociale, anche alla luce delle condizioni di estrema digitalizzazione delle nostre vite imposta dalla pandemia da Covid-19.
Note dei curatori
La restituzione finale del percorso compiuto dai ragazzi non aspira alla compiutezza di una drammaturgia convenzionale, che avrebbe tolto spazio alla ricerca individuale e collettiva. Ci è sembrato più interessante pensarla e strutturarla come la raccolta di appunti di viaggio, l’esposizione cruda e la giustapposizione di momenti di un processo incompiuto ma vivo, che non si esaurisce tanto nella “rappresentazione” finale, quanto in un percorso immersivo attraverso gli ambiti professionali trattati, i temi attraversati, i limiti posti dal distanziamento e dalla “virtualità” della relazione e la volontà di superarli: “facciamo di necessità virtù, del limite uno strumento per stimolare la nostra fantasia”, queste le frasi che ci siamo ripetuti spesso durante tutto il percorso. I risultati sono stati sorprendenti, le soluzioni migliori sono venute proprio dai ragazzi. Mai ci siamo sentiti dire da loro “questo su Zoom non riusciremo mai a farlo”, “questo a distanza è impossibile da realizzare”, anche se a volte invece noi, segretamente, lo abbiamo pensato.
L’azione artistica, comunque si realizzi, presuppone lo straniamento dello sguardo, cioè l’osservazione del proprio oggetto con occhi diversi, per poterlo meglio comprendere. Noi speriamo che l’interesse di questo progetto possa risiedere in un doppio straniamento, tramite l’opportunità di gettare uno sguardo sulla nostra esistenza attraverso gli occhi di quegli alieni che troppo spesso sono per noi gli adolescenti.