Dystopia | Poyo Rojo

Uno spettacolo che è stato immaginato lungo le strade, negli aeroporti, nelle stazioni, nelle camere d’albergo. Due giornalisti di un programma di informazione televisivo, brillanti e amichevoli, parlano di un mondo fantastico, privo di conflitti e opposizioni, un mondo asettico, nel quale ogni tentativo di pensare viene neutralizzato da un generale consenso ovattato. Una realtà “perfetta”, ma incompleta, tanto da divenire spaventosa. L’atmosfera ricorda il mondo dolciastro e ansiogeno del film Truman Show di Peter Weir. In Dystopia tutti disprezzano la proprietà privata, ma lavorano segretamente per conservarla. Tutti odiano i soldi, ma una volta ottenuti, nessuno li regala. Tutti detestano la religione, ma abbracciano i propri dogmi inventati giorno dopo giorno. Tutti ignorano la politica, ma non fanno altro che votare per gli stessi leader che si alternano al potere. Un luogo in cui l’intolleranza non è ammessa, tranne l’intolleranza agli intolleranti. E dal centro di questo luogo terrificante, un’invisibile torre d’avorio “protegge” tutta la sua popolazione. Hermes Gaido, Alfonso Baron, Luciano Rosso/ Poyo Rojo (Argentina- Francia) (Prima regionale)
Satiri | Compagnia Virgilio Sieni

Satiri è la nuova produzione della Compagnia Virgilio Sieni che vede in scena i due danzatori Jari Boldrini e Maurizio Giunti accompagnati dalla musica di Johann Sebastian Bach eseguita dal vivo al violoncello da Naomi Berrill. Il Satiro, come ci dice Nietzsche ne La nascita della Tragedia (1872) e per richiamo sapienzale Giorgio Colli ne La nascita della filosofia (1975), potrebbe essere colui che getta lo sguardo nell’abisso dicendo sì alla vita. I due danzatori sono contagiati dall’interno, investiti dalla contemplazione rivolta al gesto simile, adiacente, simmetrico che si apre a una disposizione musicale. Le danze segnano lo spazio della materia inebriante che parla con il corpo. Danze sulla soglia segnano lo spazio, forme di intesa e empatia che esplodono tra dionisiaco e apollineo. Il gesto sottrae al quotidiano quelle posture che poi tornano sotto forma di un’altra lingua, di corpo che trascolora e, come una nebulosa auratica, si confonde tra lontananza e vicinanza e opera secondo un’attenzione rivolta alla tattilità spaziale che ci comprende.
Doppelgänger | Compagnia Abbondanza/Bertoni

Il doppio, la dualità come differenza, l’opposto che dà origine al mistero: questo lavoro parla e dà forma soprattutto all’incontro tra i corpi dei due interpreti, Francesco Mastrocinque, attore con disabilità, appartenente all’esperienza del Laboratorio Permanente di Nerval Teatro e Filippo Porro, danzatore. Il progetto presenta anche la “prima volta” di una collaborazione tra due nuclei artistici differenti, che si incontrano nel solco tra arte e diversità, portando reciprocamente la propria esperienza e poetica della scena che, pur nella lontananza del segno, si alimenta e sviluppa attraverso la medesima sensibilità e passione. Un ossimoro in danza, un tentativo di svelare, tra sapiente ignoranza e disarmonica bellezza, il doppio viso della sfinge: due corpi diversi che cercano sulla scena l’origine della possibilità di esistere, una dirompente vitalità e un candore disarmante, attraverso l’astrazione della realtà che diventa visione. Due corpi uguali che si riconoscono e non smettono l’abbraccio, il mandala, la cellula che li lega. Due esseri primi, primati, ai loro primi passi; tra evoluzione e involuzione, scelgono l’inesistente “voluzione”: uno stare vicini senza l’andare. Senza il destino forzoso del crescere e del diminuire. Un percorso di gesti, sguardi; piccole, grandi tenerezze; beffardi e spietati tradimenti. Sempre in un precario equilibrio: funamboli, sospesi tra vita e morte, tra ascesi e caduta. Nel mezzo: le loro forme, colte nella fragilità dell’inestinguibile enigma della sospensione.
Nothing | Balletto Civile

Il nuovo spettacolo di Michela Lucenti e Balletto Civile, tratto da Re Lear di William Shakespeare, che nelle mani del collettivo si trasforma in una drammaturgia coreografica ficcante, spigolosa, capace di inserirsi come un cuneo nelle pieghe della realtà, un duello fisico fra corpo e parola, movimento e spazio scenico. Il punto di partenza del lavoro è l’eredità dei padri, della quale si analizzano il peso che grava sulle scelte personali, la necessità di rinnegarla e allo stesso tempo di nutrirsene per rifondare la propria identità. l’immaginario dei padri contamina i bisogni e le aspettative dei figli, la nostalgia si trasforma in slancio prospettico, mentre la danza – eclettica, in assoli, in coppia o in gruppo, esplosiva o raggelata in movimenti stilizzati – fa da collante proponendosi, in definitiva, come elemento rigenerante.”
Il can che dorme

Perros en danza è il risultato di una felice ibridazione di fonti testimoniali e rielaborazione poetica del passato, fatta di storia e intrastorie, vecchie canzoni e musica contemporanea, dove il rigore documentale si diluisce nel flusso del tempo soggettivo della memoria. I ricordi e i racconti di alcune persone intervistate dall’autrice in una residenza per anziani di Burgos, assieme a quelli della poetessa Angelina Gatell, prendono vita attraverso i molti personaggi della pièce, diversi per classe sociale e ideologia, trasportando lo spettatore, mediante una composizione frammentata in brevi quadri, dentro scene di vita del periodo che va dalla Seconda Repubblica alla Guerra Civile.
L’architetto e l’orologiaio

Da anni, un vecchio orologiaio si occupa della manutenzione della torre dell’orologio dell’edificio più emblematico di Madrid, la antica Real Casa de Correos di Puerta del Sol, oggi sede del municipio e, durante la dittatura franchista, della Dirección General de Seguridad, l’organismo incaricato di mantenere l’ordine pubblico, di fatto uno strumento di terrore e repressione. L’arrivo di un architetto rampante, cui il Governo ha affidato il compito di rimodernare il monumento, dà il via ad un confronto tra i due personaggi che prende sempre più la forma di un aperto conflitto. È possibile guardare al futuro cancellando le tracce di un passato ingombrante? Si può costruire una società democratica privando la collettività della sua memoria?
Elegia D’Amore

Elegia D’Amore di e con Isabel Russinova, Claudia Portale, accompagnate dalle meravigliose note della flautista Alessandra Prozzo, con la regia di Rodolfo Martinelli Carraresi.
Musica e Terza Missione | Profili, obiettivi e funzioni delle attività musicali universitarie

Workshop Nazionale della Musica Universitaria e convegno Musica e Terza Missione realizzato con il contributo del MiC, in collaborazione con Associazione Docenti Universitari Italiani di musica.
Cosa vuoi che ne capiscano son bambini

Margherita Vicario, tra le artiste più eclettiche della nuova scena musicale italiana, porta in scena eccezionalmente per i bambini di Sport Senza Frontiere il concerto Cosa vuoi che ne capiscano son bambini, che ha debuttato con grande successo al KIDS RomaEuropaFestival 2021. Uno spettacolo di canzoni (tratte dai suoi album), di racconti e altre sorprese, […]
XXVIII Convegno Internazionale Pratiche produttive del cinema italiano 1949-1976

Proiezione del film: La battaglia di Algeri (G. Pontecorvo, 1966) – 121’ – proiezione in 35mm
Alla presenza di: Paolo Musu, Luca Peretti, Enrico Carocci, Ivelise Perniola, Leonardo De Franceschi e
Alberto Anile.