Magma06 presenta in prima nazionale l’autore franco-algerino Hakim Djaziri portando in scena “Disallineato” sotto la regia di Valentina Favella che si è curata anche della traduzione dell’opera stessa. Lo spettacolo è basato sulle performance di un unico attore, Nour Zrafi sostenuto da Christian Lansante e Mariagrazia Pompei, in qualità di Voice over e da Alessio Soro Delgado come sound designer, compositore Giorgio Bertinelli, aiuto regia Natalia Mititelu con la collaborazione dell’Università di Padova, l’azienda Spin Off e Audio innova.
Perché aver scritto Disallineato?
Il protagonista e io abbiamo molto in comune: un’infanzia felice trascorsa in un bozzolo familiare protettivo, l’avanzata dell’integralismo in Algeria vissuta dall’interno, l’esilio, l’odio, la violenza, i sogni negati, la stanchezza, la perdita dell’identità e poi la consolazione trovata nella religione, fino a dimenticare le regole fondamentali della vita sociale. Lui, si muove nell’ideologia dell’odio professata dall’estremismo religioso. lo, all’inizio ne ero sensibile, poi me ne sono allontanato per tempo. Questa è la sola cosa che ci separa, ma fa totalmente la differenza. Scritta in età avanzata, Disallineato è la mia seconda pièce. Avrei potuto partorirla molto prima, ma non ne avevo la forza. Tuttavia, una volta presa la decisione, è nata velocemente, e mi sono reso conto fino a che punto rispondeva a un’urgenza. La mia, quella di un uomo, sia autore che attore, che sente ogni giorno la violenza, la rivoluzione, i morti, i sacrifici fatti in nome di un ideale confezionato della credulità. Anche quella del desiderio di non restare senza far niente di fronte all’assenza di ottimismo che sembra averci vinti tutti. Una realtà che ci esplode in faccia con così tanta banalità! Spero che questo testo s’incarni, per un giorno o per un solo istante, nella forza dell’ideale, per permetterci di decifrare il profondo malessere che provoca una società così cesellata, perché è questo il nostro nemico comune. Qui racconto la mia storia, certo, ma anche quella di tanti altri giovani che vivono nelle periferie e gridano al mondo la loro disperazione senza essere ascoltati. Con tutta l’umiltà e la consapevolezza di non essere né il primo né l’unico, con questa testimonianza voglio farmi portavoce dei dimenticati qui in Francia. Spero che questo lavoro, nato dall’intento di un impegno civile, abbia un’eco che riesca a muovere qualche coscienza.” Ho conosciuto questo testo grazie alla mia socia e amica Mariagrazia Pompei, che in una delle sue incursioni parigine lo ha riportato da La Librairie Théatrale in Rue de Marivaux. Letto tutto d’un fiato, ho chiuso il piccolo libro commossa dalla straziante semplicità della scrittura di Hakim Djaziri,e dal modo in cui ha tradotto la sua esperienza autobiografica in un’opera teatrale densa di umane contraddizioni. L’Uomo’, così lui chiama il protagonista della pièce, non ha nome, o se vogliamo ne ha uno universale, proprio a testimoniare che la sua storia, nella sua specificità, in realtà può accadere a chiunque. Certamente, ci sono delle condizioni: il sentirsi senza radici, relegati ai margini della società, urbanisticamente raffigurata dalla periferia di una megalopoli, ghettizzati alla propria classe sociale, anche se l’espressione risulta riduttiva in un contesto multietnico e multiculturale come quello delle banlieues parigine. Inoltre, il dover lottare fin da piccoli per la sopravvivenza fisica e identitaria, crearsela una propria identità che permetta un orizzonte di futuro, altrimenti l’immediatezza feroce del presente è tutto ciò che riesci a cogliere.
Note di Regia
Ed è questo il cocktail di esperienze che trascina il protagonista, dal suo arrivo in Francia nel ’94, a seguito del crescente clima di terrore e guerra civile in Algeria, in una sequenza di scelte sempre più estreme che lo porteranno a un progressivo e disperato isolamento. A fare da contrappunto al racconto del protagonista, sempre recitato al tempo presente, la lettera del ‘Vecchio’, ovvero il padre, che racconta di un passato gioioso che profuma di spiaggia e di mare. Racconta l’amore, e come ogni decisione nasca dall’amore, dal bisogno di migliorare la propria condizione di vita per permetterne una nuova alle persone che si amano di più. Una lettera scritta al calar del sole, con tutta la dolce nostalgia che quell’ora regala agli occhi di un uomo che ha deciso di lasciare il proprio paese per amore della propria famiglia, senza pensare che anche così l’avrebbe persa. ‘Disallineato’, il titolo che ho scelto per la traduzione, descrive una posizione di dissenso, una voce fuori dal coro. Ho scelto questa parola perché esprime un’ambiguità sull’argomento, una doppia lettura che induce a riflettere più che a giudicare. Infatti, anche nel lavoro di regia, in tutti i codici utilizzati, dal gesto fisico, all’elemento sonoro, fino agli spazi disegnati dalla luce, c’è preponderante l’ambiguità, la coesistenza del doppio, degli opposti. La stessa realtà ribaltata, come unica via possibile verso una lettura complessa e complessiva dei fatti. La fede cieca nella religione, prima come fonte di speranza e sollievo dalle ferite fisiche ed emotive, poi come fondamento della propria identità in contrapposizione ai diversi, i miscredenti, e infine come guerra contro il mondo intero, contro se stessi e gli affetti che ci legano alla vita su questa terra; questa fede sorge e tramonta in un unico sentimento, e nel suo ribaltamento: l’amore e l’assenza d’amore. E in questo caso l’amore descritto è quello universale tra esseri umani, e il rispetto che ne consegue, la cura, l’ascolto e la volontà di vedere al di là dei preconcetti e delle apparenze. Come dichiarato dallo stesso autore, Hakim Djaziri, spero anche io che questo lavoro abbia un’eco in grado di smuovere le coscienze, e anche di creare dei ponti di ascolto e condivisione tra gruppi e realtà lontani tra loro.
Messa in Scena
Due parole sull’allestimento, scarno ed essenziale. L’elemento protagonista è il suono e la sua potenza evocatrice. In particolare, un complesso sistema d’interazione uomo-macchina audio live è il mezzo attraverso il quale l’attore stesso, dalla scena, dirige e manipola le diverse tracce sonore, attraverso i suoi movimenti, più o meno codificati. La spazializzazione del suono, inoltre, amplifica e direziona questa ‘voce interiore’ che, di volta in volta: ricorda, tace, ama, ringhia, languisce, sospira, afferma, piange e rimpiange. Su questo dispositivo, fondato su una ricerca live del significato del gesto e del corrispettivo suono, s’installa la narrazione semplice e cruda dell’intera vicenda, così come da puro teatro di narrazione
Curricula:
Hakim Djaziri: Autore franco-algerino Hakim Djaziri, vincitore, con il suo testo Désaxé, del Grand Prix du Théatre 2018, finalista del Premio Godot 2020, vincitore del Cross Channel Theatre, e vincitore del Programma Contxto d’Artcena.
Valentina Favella: Traduzione e regia. Attrice romana classe 1985, comincia a studiare teatro nel ’98 con Federica Tatulli, prendendo parte agli spettacoli diretti dalla stessa. Dal 2004 al 2012 collabora con la compagnia potentina Officina Accademia Teatro di Pino Quartana e Sandra Bianco e, nel contempo, ottiene la laurea specialistica di Lingue e Letterature Moderne presso l’Università degli Studi di Perugia. Nel 2007 entra nella compagnia perugina Liminalia, nella quale rimane per sette anni formandosi insieme ai maestri Francesco Torchia e Silvia Bevilacqua sul metodo Grotowski. Sempre a Perugia studia dizione con Andrea Jeva, e metodo Lecoq con Danilo Cremonte. Successivamente, collabora con la compagnia leccese Astragali Teatro di Fabio Tolledi, prendendo parte al progetto internazionale H.O.S.T. Dopo una breve parentesi in Francia, durante la quale collabora con una compagnia teatrale di orientamento steineriano, torna a Roma e segue i laboratori di teatro canzone con Tiziana Tosca Donati e Massimo Venturiello. Si diploma presso l’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini,studiando tra gli altri con Armando Pugliese, Veronica Cruciani, Germano Mazzocchetti e Nicola Fano. Nel 2013 fonda l’associazione culturale La linea gialla, tuttora attiva sul territorio umbro, con la quale vince i premi “Teatro e voce della società giovanile” dell’ENDAS Emilia Romagna e “Territori Teatrali”, ed è finalista al Festival Anteprima Collinarea di Ponsacco (PI) e al Festival Scintille di Asti Teatro XXXVI edizione. Tra il 2014 e il 2016 collabora con varie compagnie e teatri sul territorio nazionale, tra cui N.O.S di Sarah Biacchi,Il Teatro le Sedie, il Teatro de’ Servi e il teatro di Villa Torlonia, ed è aiuto regia di Marco Belocchi per lo spettacolo “Il principio di Archimede” e lo spettacolo in lingua francese, in collaborazione con l’Académie Française di Roma, “Troisième Etage”. Nel 2017 si diploma presso la Scuola del Teatro Nazionale di Genova con lo spettacolo “Mors tua Vita mea” di Silvia Zoffoli, diretto da Elisabetta Mazzullo e interpreta Megara in “Eracle” di Euripide, diretto da Massimo Mesciulam col quale parteciperà alla rassegna “Your Chance” del teatro Strastnom di Mosca. Sempre per il Teatro Nazionale di Genova nel 2018 interpreta Ana in “BU21” di Stuart Slade, diretto da Alberto Giusta, mentre nel 2019 è aiuto regia nello spettacolo “Bashir Lazhar” diretto da Thaiz Bozano, e nel 2021 aiuto regia di Natalie Fillon nello spettacolo “In Situ”, nell’ambito del “G8 Project”. Dal 2013 è coach e formatrice teatrale e dal 2019 è docente presso l’Accademia Doppiaggio di Roma. Nel 2021 fonda insieme a Mariagrazia Pompei la casa di produzione MAGMA06
Nour Zrafi: L’uomo (Protagonista) Diplomato all’ Accademia Nazionale di Arti Dramma tiche dell’Università di Tunisi con indirizzo Recitazio ne e Regia teatrale, ha esperienza come attore e assi stente alla regia e ha seguito diversi laboratori teatrali di ricerca sulle tecniche dell’attore, seguiti da stage su “corpo, spazio e voce”, basati sui metodi Stanislavski,Grotowski e Meyerhold,Peter Brook. Ha partecipato a diversi workshop di approfondimento svolti con registi teatrali tunisini, francesi, inglesi, tedeschi e italiani. Dalla sua giovane età fa parte della compagnia teatrale tunisina “La perle des arts” (teatro di mario nette), partecipando in vari spettacoli in ambito scolastico (scuole d’infanzia, elementari, ecc.); da 3 anni è presidente della compagnia. Ha preso parte come attore con diverse compagnie teatrali tunisine e europee, come il Teatro Nazionale Tunisino, il Teatro dell’Argine, Compagnia SilipoLau letta, Ons produzione, Laboratorio Teatrale Tunisino e ha vinto il premio come migliore attore nel festival di teatro contemporaneo di Kairouan nel 2017. Ha partecipato inoltre a varie produzioni cinematografi che e televisive tunisine (Propaganda Produzione, TV nazionale tunisina) e italiane (RAI 1, Sky, Amazon).
Christian Lansante: Il padre (Voice over) Nato in Svizzera il 19 febbraio 1965 ma originario di Chieti in Abruzzo, ha doppiato numerosi attori, fra cui Bradley Cooper nella maggior parte delle sue interpretazioni, Andrew Lincoln in The Walking Dead, Jeremy Renner nella maggior parte dei suoi ruoli e, meno frequentemente, Ewan McGregor e Guy Pearce, fra gli altri. Sua la voce italiana di Johnny Depp in Paura e delirio a Las Vegas. Christian !ansante è anche la voce italiana di Jar Jar Binks nella saga di Guerre stellari e del procione Rocket Raccoon nella serie animata e nei film legati ai Guardiani della Galassia, doppiando pure Occhio di falco (Jeremy Renner) nella saga correlata agli Avengers/Vendicatori. Nel campo dell’animazione, ha doppiato Rick in Rick & Morty. È la voce di numerosi spot pubblicitari, nonché speaker ufficiale del canale satellitare Fox e di Radio 24. Da settembre 2016 è la voce narrante delle schede di C.S.I. Milano, all’interno del programma 105 Friends in onda su Radio 105. Nel 2021 è ospite del programma televisivo Voice Anatomy, condotto da Pino Insegno.
Mariagrazia Pompei: la madre (Voice over) Diplomata nel 2006 alla scuola del Teatro Stabile di Genova; vincitrice del premio dell’unione italiana casting “giovani talenti 2007” che la porta al Festival di Locarno, dove un regista tedesco la sceglie per un medio metraggio finanziato dalla Svizzera che ha girato i maggiori Festival italiani ed internazionali. Nel 2008 inizia a lavorare con Emma Dante debuttando al La Scala di Milano il 7 dicembre 2009 con l’opera “Carmen” di Bizet con il direttore d’orchestra Daniel Baremboin e dopo alcune performance a Palermo come “Strada senza uscita”, in ricordo di Borsellino, sempre per la regia di Emma Dante prende parte allo spettacolo “Cenerentola” di Rossini al Teatro dell’Opera di Roma. Tra il 201 O e il 2015 lavora per due progetti di ricerca che vedono lo studio e la mescolanza di teatro e sport. Un percorso guidato da Civilleri/LoSicco con cui ha realizzato due spettacoli “Educazione fisica” e “Boxe” vincendo con quest’ultimo vari premi di produzione e riconoscimenti per l’originalità del progetto di spettacolo. In questi anni non abbandona la scena di teatro di prosa classico lavorando nella compagnia del Teatro Nazionale di Genova e realizzando due spettacoli di grande successo per la regia di Giorgio Gallione con Ugo Dighero e Simonetta Guarino: Joe Orton “Ciò che vide il maggiordomo” e “la Nonna” di Roberto Cassa. Lavora con il teatro Stabile di Sardegna per diversi anni, diretta da Veronica Cruciani che cura la regia di un testo di nuova drammaturgia “li ballo delle anime” e da Guido De Monticelli che la dirige nel testo classico “Lupi e pecore” di Ostrovskij. Con Veronica Cruciani lavorerà per altri anni prendendo parte all’allestimento del testo “La Palestra” di Giorgio Scianna e condivide il palco con Michele Sinisi, Arianna Scommegna e Fulvio Pepe. Nel 2011 fonda Attoprimo Compagnia Teatrale con la quale inizia un lungo percorso di ricerca con alcuni attori professionisti e provenienti dal territorio romano. Con la compagnia Attoprimo vince vari premi di produzione che gli permetteranno di mettere in scena “Matermorfosi”, con il quale la compagnia vince vari premi di produzione {il teatro in cantina, primo premio, concorso al teatro dei documenti, primo premio e premio della critica). Comincia a lavorare su “Sangue amaro”, insieme a Valerio Marini, coautore della compagnia Attoprimo, che verrà prodotto dal Teatro Nazionale di Genova nel 2015, e nel 2016, lo stesso le commissiona la regia di un testo di un drammaturgo tedesco contemporaneo Philip Lhole del testo “Noi non siamo barbari”. Nel 2018 lavora con la compagnia francese di Roma debuttando come attrice con la “Cantatrice calva” in lingua presso l’Istituto Culturale francese di Roma e – dopo il Master di Alta Formazione presso il teatro Due di Parma dove lavora con Walter Le Moli su “Bernarda Alba” di Garcia Lorca e debuttando con “La Locandiera” di Goldoni al teatro Due e al teatro Astra di Torino – decide di approfondire lo studio della drammaturgia inviando la candidatura all’accademia Lecoq di Parigi dove si diploma nel marzo 2019 ottenendo il certificato ufficiale dell’Atelier di scrittura. Parallelamente ha sempre coltivato la passione per la Storia e si è laureata nel 2014 all’Università La Sapienza di Roma in Storia Medievale,Moderna e Contemporanea con un documento video realizzato tra il 2011 e il 2014, oggetto della tesi “la condizione femminile nei centri d’identificazione ed espulsione: Ponte Galeria” ritenuto documento di prestigio e assorbito presso la biblioteca multimediale de La Sapienza di Roma.
Sergio Canazza: Presidente audio innova (Spin off università di Padova) Professore Associato presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione {Università degli Studi di Padova), con titolarità dei corsi di Fondamenti di Informatica e Informatica per la Musica e il Multimedia. È direttore del Centro di Sonologia Computazionale, Università degli Studi di Padova. I suoi principali campi di ricerca sono:
- Expressive information processing
- Auditory displays
- Musical cultura! heritage preservation and exploitation.
E’ advisory editor del “Journal of New Music research” autore/co-autore di oltre 200 articoli pubblicati in riviste internazionali e in atti di conferenze (con referee). Ha presieduto ed è stato membro del comitato scientifico di molte conferenze ed è stato coordinatore europeo in diversi progetti di ricerca nazionali e internazionali. È stato direttore del Centro Multimediale e di E-Learning dell’Ateneo patavino {2013-2016) e responsabile per l’Università di Padova per il web e il multimedia {2015-2016). Presiede il consiglio di amministrazione di Audio lnnova, uno spin-off universitario che ha come obiettivo l’innovazione nei settori delle tecnologie audio per la conservazione e il restauro di beni culturali sonori e delle tecnologie interattive per l’apprendimento inclusivo aumentato tecnologicamente. Detiene un brevetto nel campo della sicurezza sul lavoro.
Alessio Soro Delgado: Light Designer. Vede luce a Roma, nel 1976. Tutto ciò che viene descritto dalla luce assume un significato che, a sua volta, diviene significante. La luce crea immagini. Il suo, più che un approccio foto-grafico, si può meglio definire come un percorso artistico movimentato. È sempre stato attirato dall’immagine, in ogni sua forma, apprezzandone fin da subito le enormi potenzialità narrative ed evocative. Il suo percorso parte dai fumetti, “TOPOLINO” , “DYLAN DOG”, letture che lo hanno stimolano dal punto di vista grafico; ha iniziato a riprodurre immagini disegnando. La sua prima macchina fotografica gli è stata regalata a dodici anni, una KODAK compatta a rullino, di quelle tipo usa e getta, che ha abbandonato in poco tempo. Attirato da altro, è stato lontano per molto tempo da ogni espressione artistica ma senza perdere mai di vista l’immagine, forma rimasta sempre salda nella sua mente. Dopo molti anni approda in teatro, dove trova terreno fertile per dar sfogo alle sue visioni e renderle vive, tridimensionali; un grosso trampolino di lancio per unire il tutto: IMMAGINE E MOVIMENTO. Il cinema è stato il successivo rimbalzo, il contatto con le inquadrature ha fatto il resto. L’esigenza d’inquadrare la vita in un rettangolo, stringere i campi, mettere a fuoco la realtà che ci circonda lo ha portato a fermare istanti. L’obiettivo è diventato l’estensione dell’occhio. Visionario, fantasista, irriverente, ama raccontare con la luce ciò che comunemente sfugge.