BARTOLINI/BARONIO
60 minuti
di e con Tamara Bartolini/Michele Baronio drammaturgia Tamara Bartolini scene e paesaggio sonoro Michele Baronio assistente alla regia e grafica Margherita Masè suono Michele Boreggi luce Javier Delle Monache concept video Raffaele Fiorella collaborazione artistica Gianni Staropoli, Fiora Blasi, Alessandra Cristiani regia Tamara Bartolini/Michele Baronio produzione Bartolini/Baronio|369gradi coproduzione Teatri di Vetro Festival/Triangolo Scaleno Teatro con il supporto di Residenza IDRA e Armunia nell’ambito del progetto CURA 2017 residenze teatrali Carrozzerie n.o.t, Teatro del Lido di Ostia, Teatro Crest, Dracma Teatro, progetto vincitore del Bando Cura 2017 e del Bando Visionari 2018
In una casa assediata dai tarli si ascolta il grido di un mondo ladro e avvelenato che racconta le sue rovine, le sue macerie. Si fanno tentativi per aggiustarlo, progetti di ricostruzione per uscire dalla precarietà. Si prova ad immaginare un rifugio utopico da condividere con una comunità che non c’è più ma ogni tentativo di correzione fallisce e il rumore del tarlo corrode, si prende tutto, anche i sogni. Crollano i muri, le travi, le persone. Dov’è casa? Cosa resta sotto il peso della polvere, qui, dove tutto è stato preso? Bisognerebbe cercare nel terreno, questa cosa che è stata sepolta, ma che deve essere ancora qui, da qualche parte. Una crepa, un filamento di luce, un giardino di cui prendersi cura che si illumina mentre ascoltiamo il suono dell’origine, le parole da consegnare a chi abiterà la casa dopo di noi.
Bartolini/Baronio è una formazione artistica romana nata dal sodalizio artistico tra Tamara Bartolini e Michele Baronio. Entrambi esplorano dimensioni attoriali di tipo autoriale, lavorando con la scrittura e la pedagogia, la musica e l’ideazione scenica. Il duo porta sulla scena un reticolato di linee narrative molteplici e sovrapposte, intrecciate dalle proprie storie individuali e da quelle segnate e percorse dalle biografie collettive. La narrazione si articola in dispositivi scenici differenti, in congegni drammaturgici e sonori sospesi tra dialogo teatrale, indagine letteraria e atto civile. È un teatro “manifesto di prossimità” che dialoga con le pratiche sociali, crea esercizi di vicinanza tra chi lo fa e chi lo riceve, è ritratto della fragilità e della solitudine del mondo contemporaneo, ma anche della sua potenzialità di sovversione.