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CIRANO DEVE MORIRE

16 Marzo 2024 • h. 20.30

17 Marzo 2024 • h. 18.00

Teatro Palladium

BIGLIETTI
Vent'anni nel presente

Liberamente ispirato a Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand 

  • di Leonardo Manzan, Rocco Placidi
  • Regia Leonardo Manzan
  • con Paola Giannini, Alessandro Bay Rossi, Giusto Cucchiarini
  • Musiche originali di Franco Visioli e Alessandro Levrero, eseguite dal vivo da Filippo Lilli;
  • Luci Simone De Angelis, eseguite da Giuseppe Incurvati;
  • Scene Giuseppe Stellato;
  • Costumi Graziella Pepe.

Spettacolo vincitore del Bando Biennale College indetto dalla Biennale Teatro di Venezia 2018

  • Produzione de La Biennale di Venezia nell’ambito del progetto Biennale College Teatro – Registi Under 30; 
  • Con la direzione artistica di Antonio Latella;
  • Produzione nuovo allestimento 2022 La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, Elledieffe, Fondazione Teatro della Toscana.

Uno spettacolo – concerto tra poesia romantica e rap feroce, in bilico tra musical e dj set, costumi d’epoca e luci strobo per raccontare la storia d’amore e inganno di Cyrano de Bergerac come non l’avete mai sentita.

Cirano deve morire è una riscrittura per tre voci del Cyrano di Bergerac di Edmond Rostand. Uno spettacolo-concerto con testi e musiche originali dal vivo che trasforma la poesia di fine’800 in potenti versi rap. Rime taglienti e ritmo indiavolato affrontano in modo implacabile il tema della finzione attraverso il racconto di inganni e di morte, di fedeltà agli altri e di tradimento di se stessi, di parole che seducono e di silenzi che uccidono. È una straordinaria storia di amore e di amicizia uno dei più famosi “triangoli” del teatro moderno, è la storia di due amici e di una donna di cui entrambi si innamorano: sono tre ragazzi proprio come i giovani attori chiamati a interpretarli sulla scena.

Cirano deve morire recupera la forza poetica del testo originale attraverso la poetica rap, scelta necessaria – secondo il regista – non solo per esprimere l’eroismo e la verve polemica del protagonista, ma anche per rendere contemporanea e autentica, quindi fedele a Rostand, la parola d’amore. 

Lo spettacolo trova dunque la sua espressione nella forma del concerto, con intrepreti sempre sul palco e sempre a favore di pubblico. Una scelta estetica precisa che trova il suo fondamento nella natura performativa del protagonista (il primo atto dell’opera di Rostand si apre in un teatro). Lo spettacolo isola il triangolo d’amore dalle vicende collaterali della trama e la affronta retrospettivamente, per far emergere da essa i significati universali. È una resa dei conti tra i tre protagonisti, i due morti e l’unica sopravvissuta, Rossana, che non riesce a liberarsi dei fantasmi che hanno distrutto la sua vita con l’inganno di un amore impossibile, ma che allo stesso tempo le hanno donato gli unici momenti di felicità, con la forza della fantasia. 

“Sarà bene cominciare dal principio, cioè dal titolo. Cirano deve morire è una dichiarazione di intenti e insieme una preghiera che vi rivolgo in forma di esclamazione: dimenticatevi del Cirano così come pensate di conoscerlo”

Leonardo Manzan

Motivazione per la realizzazione del Progetto Biennale College Teatro – Registi Under 30

“Leonardo Manzan ha avuto il coraggio di esporsi e di rischiare. Ha dimostrato di essere pronto ad attraversare quella linea gialla che delimita la zona di sicurezza per andare in zone anche pericolose, mai rassicuranti e ovvie. Al suo coraggio vogliamo aggiungere la nostra scommessa”.

Antonio Latella

Dalla rassegna stampa:

-“Nel festival la vera scoperta è un vertiginoso Cirano in versione Rap. Sorprendentemente Manzan ha riscritto con rime rap, e non solo, il dramma di Rostand non per scherzarci ma per trasformare un classico nell’inquieta geografia sentimentale e artistica di chi scrive e di chi recita…è chiaro che l’uso del rap, teso e tagliente (alla drammaturgia ha collaborato Rocco Placidi), non è un trucco ma un gioco sulle rovine del senso, perché legando il suo significato al modo in cui le parole sono scritte, il rap moltiplica i significati in modo perverso e labirintico.” 

Anna Bandettini – La Repubblica

-“Sì, direi che davvero non è male, un simile attacco frontale alle platee sonnolente che oggi predominano nei teatri con la pigra acquiescenza dei gestori pubblici o privati che siano. Ma mi affretto ad aggiungere che un altro pregio (e non è certo il minore) connota il testo: la capacità di neutralizzare il rischio della retorica e dell’ideologismo insito nella volontà di denuncia per mezzo di una ricorrente, e calcolatissima, fuga nel nonsense, nel gioco o, all’opposto, nella cattiveria pura…Vivaddio, insomma: è un grande conforto constatare che ci sono dei giovani teatranti che si rifiutano di praticare il teatro con lo spirito degli impiegati al catasto, quando non (ciò che, purtroppo, oggi capita spesso) dei servi sciocchi; e che, invece, analizzano il teatro in rapporto ai nostri tempi e ne mettono in discussione lo statuto corrente. È questo l’unico modo per garantire al teatro un significato e, quel che più conta, un futuro possibile, al di là, intendo, della semplice attività commerciale.”

Enrico Fiore – Il Corriere del Mezzogiorno

-“La vera sorpresa del festival è stato Leonardo Manzan. Il suo è un Cirano rap, dal ritmo indiavolato, le parole rotte a metà che spesso costituiscono le battute, le bellissime luci stroboscopiche di Franco Visioli, un accompagnamento musicale perfetto per un ribaltamento che ti lascia senza fiato per tre attori soli, una storia scapestrata dove la vera vittima non sarà Cirano ma la bella Rossana. Spettacolo di grande ritmo dove non si spreca neppure una parola e neppure i riconoscibilissimi riferimenti teatrali, che cattura costringendoti a non perdere mai neppure tu, che sei spettatore, il ritmo indiavolato delle accelerazioni verbali, con lunghi intermezzi di parole troncate a metà dette con un ritmo pazzesco. Speriamo di vedere questo spettacolo sui nostri palcoscenici. Se lo merita.”

Maria Grazia Gregori – delteatro.it

-“Questo Cirano è una versione musicale rap del Cyrano di Rostand, lo hanno scritto e lo interpretano un gruppo di ragazzi che quando lo hanno presentato come progetto alla Biennale di Venezia nel 2018, avevano 25-26 anni. Cosa succede a teatro. Succede che gli attori rappano. Cirano sfida il pubblico a dissare con lui e il pubblico, i ragazzi si alzano in piedi dalla platea e rispondono pazzi di gioia e, pensate, a teatro. Improvvisano versi in rima, ovviamente ogni sera è un azzardo che magari qualcuno che abbia cuore di farlo non c’è: invece no, c’è sempre la fila. Parlano tutti la stessa lingua, pubblico e attori in scena: si capiscono. 

Concita De Gregorio – La Stampa

Tutto sarà una rappresentazione, ma l’esibizione consapevole e aggressiva cui daranno corpo e voce gli attori sceglie il verso rap per riappropriarsi della spontaneità originaria e, a volte, della profondità che Rostand sembra voler dissimulare. Il risultato? Un Cirano tellurico, rotto, indiavolato, stroboscopico.

Rodolfo di Giammarco – La Repubblica

Il Teatro Vascello è gremito di pubblico, soprattutto giovane, ed è proprio il pubblico tra i 25 e i 30 anni ad aver decretato il successo del Cirano – rap del loro coetaneo Leonardo Manzan. 

Antonio Audino – Il Sole 24 ore

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