Die Walküre
Die Walküre, R. Wagner: La Valkiria, primo atto, esecuzione in forma di concerto Charles- Isaac Denys, Siegmund, Martina Parravano, Sieglinde, Yongheng Dong, Hundig, Roma Tre Orchestra, Sieva Borzak, direttore.
La grande musica tardo – romantica: Wagner e Dvorak
R. Wagner: da “Tristano e Isotta”, Preludio e Morte di Isotta (versione per orchestra da camera di I. Farrington), A. Dvorak: Concerto per violoncello n. 2 in si minore op. 104 (versione per orchestra da camera di G. Morton).
In collaborazione con Ambasciata del Granducato di Lussemburgo, Benjamin Kruithof, violoncello, Roma Tre Orchestra, George Morton, direttore.
L’isolachenonc’è
L’Isolachenoncé riprende i personaggi diJ . M .
Barrie e li trasporta in uno scantinato del locale notturno “L’isolachenoncé” dove il suo proprietario, Capitan Uncino, ha nascosto Peter Pan dopo averlo rapito in fasce insieme al suo amante Trilli, principale artista drag del locale.
L’arrivo inaspettato di Wendy scombussolerà il mondo magico che Peter ha costruito minuziosamente tutta la sua vita e porterà alla scoperta della verità. Triste,crudele,ma vera. Peter sarà in grado di accettarla e crescere?
È solo un buco nell’acqua
Un non vedente e il suo accompagnatore parlano di massimi sistemi passeggiando, ai margini della civiltà, in quella che sembrerebbe essere una discarica. Ecco, in realtà a parlare è perlopiù il non vedente, un “poeta” dai modi burberi (o, se si preferisce, “un coglione con un che di geniale”) il quale in maniera scanzonata e pazzoide mette duramente alla prova la pazienza dell’accompagnatore, un uomo all’apparenza schivo e impenetrabile. Quella che sembra una quotidiana seppur buffa e stravagante “ora d’aria” si trasformerà in un viaggio introspettivo in cui i ruoli si confondono e cambiano di significato fino ad arrivare al nocciolo, al segreto che lega i due in maniera indissolubile. Uno spettacolo in cui, si auspica, si ride tanto fino alla fine, viaggiando tra l’assurdo, il grottesco e, anche qui si auspica, la poesia.
Il berretto a sonagli
IL CIRCO DELL’APPARENZA” adattamento del “IL BERRETTO A SONAGLI” di Luigi Pirandello
riscrittura di: Andrea Ciccolini, Marco Tempéra
REGIA: MARCO TEMPERA Aiuto regia: Marta Sanetti.
Cast: Elena Giovannini, Leonardo A. Lutrario, Martina Rosato, Beatrice Rincicotti, Aurora Silanos e Tommaso Tampelloni. Costumi: Lucia Cipollini. Scenografie: Flaminia Quircio e Mario Chiartosini.
Acarnesi secondo il Gruppo della Creta
Aristofane con la sua ironia tragica e parossistica tratta negli Acarnesi uno dei grandi temi che caratterizza tutta la sua opera: la pace.
Tema ad oggi maledettamente attuale. In Acarnesi il conflitto non nasce contro il nemico esterno, con cui alla fine della prima scena il protagonista stipula senza difficoltà la pace, ma è insito nella società stessa, nella polis, tra i propri simili, nei vicini, insomma nel demos. Solo apparentemente la pace da stipulare è quella con l’odiata Sparta. La vera pace è quella da costruire all’interno della propria comunità. Uno spettacolo che si fonda sulla contemporaneità dei classici: come essi riescono a chiarire la quotidianità e come ne riescono a svelare la meschinità. La ricerca di un linguaggio comunicativo, chiave di volta della poetica della compagnia Gruppo della Creta, si esprime al meglio in questa commedia classica. Ad accompagnare il pubblico nel riconoscere l’incontro tra l’antico e il moderno è lo stesso regista che interviene e interrompe la messa in scena per farne emergere i cortocircuiti.
Resisti Mattè
Roma, 1943. In una San Lorenzo bombardata e stremata dall’occupazione tedesca, Margherita, figlia degli antifascisti Gaspare e Angela, scalpita per poter scendere in strada a combattere al fianco di Matteo, suo fratello maggiore. E’ giovane, irrequieta, nata e cresciuta sotto la dittature, ma la forza dei suoi ideali sembra alimentata da un fuoco impossibile da reprimere. Al di là della paura, del buonsenso, della storia, lei combatte e resiste, sostenendo sulle sue gracili spalle di ragazza, tutto il peso e la coscienza della resistenza partigiana.
Il sale del ricordo
2014 Città di Rosario, Argentina. Il Maggiore dell’Esercito Scunio, responsabile di sequestro, tortura e scomparsa di persone durante l’ultima dittatura civico-militare, già morto suicida, viene citato in un processo per crimini contro l’umanità. A partire da questa verità, la figlia Malena inizia ad annotare frammenti di una vita famigliare fondata su menzogne e silenzi, lacune e assenze, tessendo in un’unica trama la sfera pubblica e quella privata di una tragedia che ha segnato la storia recente di un intero paese. Attraverso le memorie della sua infanzia, documenti ufficiali, fotografie e lettere, l’autrice svela il racconto intimo di una storia collettiva dall’interno della famiglia di un repressore.
Spartacu Strit Viù
Un racconto drammaturgico questo di Spartacu Strit Viù, dove non esistono personaggi, ma solo storie universali, storie che accomunano i giovani e gli anziani, i classici e i moderni, il passato e il futuro. La vita e la morte. Sulla strada. Una scrittura scenica elaborata ed interpretata dal giovane artista calabrese Francesco Gallelli, che realizza questo secondo studio sul testo, passando dalla pagina scritta alla messa in scena, potendo avvalersi della collaborazione e del tutoraggio artistico di Luca Michienzi ed Anna Maria De Luca.
Tutte le persone vive
Agata abita in una casa in campagna, potrebbe essere passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che ha visto molte persone insieme. Una mattina di primavera si sveglia e si rende conto che il vecchio e unico albero del suo giardino non ha più foglie. Un arborista le dice che il suo albero è morto, che è pericolante e che di conseguenza va rimosso. Allora Agata invita qualcuno, forse amici lontani o vicini di casa, racconta dell’albero, si arrotola intorno all’unico argomento di cui le sia possibile parlare: la morte delle cose amate.
Il testo di Rosalinda Conti si pone diversi interrogativi: possiamo noi, individui che abitano un occidente civilizzato, colto, nevrotico, perlopiù metropolitano, lasciare che la natura, nel suo peculiare modo, ci insegni come guardare da un altro punto di vista l’abisso verso il quale tutto corre o cammina? Oppure: poiché quello che ci attende è inevitabile, è saggio scegliere la strada che nel momento presente -o almeno fino a qualche tempo fa- sembra la più battuta, ovvero lasciare che la morte esca dalla porta di servizio e da buona parte delle nostre conversazioni, che rimanga in un territorio liminale delle nostre coscienze?
“Tutte le persone vive” non dà nessuna possibile risposta, poiché l’intento dell’autrice non è volto a darne una, ma vuole far emergere dalle acque profonde di questo processo di esplorazione il percorso luminoso e tortuoso all’interno della sua personale esigenza: mettere lo spavento e la paura della morte da qualche parte, scaricarla, declinarla, distribuirla, condividerla, capirla.