Resisti Mattè

Roma, 1943. In una San Lorenzo bombardata e stremata dall’occupazione tedesca, Margherita, figlia degli antifascisti Gaspare e Angela, scalpita per poter scendere in strada a combattere al fianco di Matteo, suo fratello maggiore. E’ giovane, irrequieta, nata e cresciuta sotto la dittature, ma la forza dei suoi ideali sembra alimentata da un fuoco impossibile da reprimere. Al di là della paura, del buonsenso, della storia, lei combatte e resiste, sostenendo sulle sue gracili spalle di ragazza, tutto il peso e la coscienza della resistenza partigiana.

Il sale del ricordo

2014 Città di Rosario, Argentina. Il Maggiore dell’Esercito Scunio, responsabile di sequestro, tortura e scomparsa di persone durante l’ultima dittatura civico-militare, già morto suicida, viene citato in un processo per crimini contro l’umanità. A partire da questa verità, la figlia Malena inizia ad annotare frammenti di una vita famigliare fondata su menzogne e silenzi, lacune e assenze, tessendo in un’unica trama la sfera pubblica e quella privata di una tragedia che ha segnato la storia recente di un intero paese. Attraverso le memorie della sua infanzia, documenti ufficiali, fotografie e lettere, l’autrice svela il racconto intimo di una storia collettiva dall’interno della famiglia di un repressore.

Spartacu Strit Viù

Un racconto drammaturgico questo di Spartacu Strit Viù, dove non esistono personaggi, ma solo storie universali, storie che accomunano i giovani e gli anziani, i classici e i moderni, il passato e il futuro. La vita e la morte. Sulla strada. Una scrittura scenica elaborata ed interpretata dal giovane artista calabrese Francesco Gallelli, che realizza questo secondo studio sul testo, passando dalla pagina scritta alla messa in scena, potendo avvalersi della collaborazione e del tutoraggio artistico di Luca Michienzi ed Anna Maria De Luca.

Tutte le persone vive

Agata abita in una casa in campagna, potrebbe essere passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che ha visto molte persone insieme. Una mattina di primavera si sveglia e si rende conto che il vecchio e unico albero del suo giardino non ha più foglie. Un arborista le dice che il suo albero è morto, che è pericolante e che di conseguenza va rimosso. Allora Agata invita qualcuno, forse amici lontani o vicini di casa, racconta dell’albero, si arrotola intorno all’unico argomento di cui le sia possibile parlare: la morte delle cose amate.

Il testo di Rosalinda Conti si pone diversi interrogativi: possiamo noi, individui che abitano un occidente civilizzato, colto, nevrotico, perlopiù metropolitano, lasciare che la natura, nel suo peculiare modo, ci insegni come guardare da un altro punto di vista l’abisso verso il quale tutto corre o cammina? Oppure: poiché quello che ci attende è inevitabile, è saggio scegliere la strada che nel momento presente -o almeno fino a qualche tempo fa- sembra la più battuta, ovvero lasciare che la morte esca dalla porta di servizio e da buona parte delle nostre conversazioni, che rimanga in un territorio liminale delle nostre coscienze?
“Tutte le persone vive” non dà nessuna possibile risposta, poiché l’intento dell’autrice non è volto a darne una, ma vuole far emergere dalle acque profonde di questo processo di esplorazione il percorso luminoso e tortuoso all’interno della sua personale esigenza: mettere lo spavento e la paura della morte da qualche parte, scaricarla, declinarla, distribuirla, condividerla, capirla.

Axolotl

“Oggi è il mio compleanno e vedo nero, vedo tutto nero”
Un continuo divenire immaginato come una lenta risalta dopo un tuffo nell’acqua profonda, con il diritto, continuamente rivendicato, di poter riemergere e crescere, senza perdere quella dimensione libera e sofferta dell’adolescente, dove tutto può e deve ancora accadere. Siamo in attesa di quell’attimo prima del tuffo. È il momento di decidere chi essere e chi non essere. Una volta nella piscina osserviamo le ombre che si muovono stanche in superficie, cerchiamo di risalire tra le bolle e raggiungere il cerchio di luce, la via di fuga. Sappiamo che lì fuori c’è l’aria, mista al futuro che ci aspetta. Respirate, tutto può, ancora, accadere. Usciremo, cambieremo pelle, colore degli occhi, capelli, ci allungheremo facendoci sottili e con un cuore ancora più grande dei lacrimoni che ci scorrono sulle guance. Siamo campioni nel rigenerare parti del corpo perdute. Le nostre cellule cambiano velocemente producendo una proteina fluorescente. Il nostro corpo è di un colore chiarissimo, abbiamo branchie rivolte verso l’esterno e una serie di rosse corna piumate su ciascun lato della testa. Siamo Axolotl, teneri anfibi o alieni terrestri, non teen agers sotto vuoto.

Suck my iperuranio

Una stand-up comedy triste, ironica, potenzialmente straziante, di e con Giovanni Onorato con la collaborazione di Margherita Franceschi, aiuto drammaturgia Teodora Grano, musiche di Adriano Mainolfi , consulenza disegno luci Martin Emanuel Palma . realizzato con il sostegno di Teatro Studio Uno e Carrozzerie n.o.t 
vincitore #pillole e Luna Crescente , finalista DirectionUnder30 e Martelive

Tutto e niente

Un aereo per la Sicilia, per tornare qualche giorno a trovare i genitori. Un treno per l’aeroporto che va nella direzione sbagliata, come fa la vita qualche volta. Una corsa contro il tempo per non doversi fermare, per non perdere un aereo, per non perdere i soldi, per non perdere il taxi e il baccalà di papà, per non fermarsi, per non fallire. Un viaggio nelle strade assolate di Roma in un pomeriggio di Agosto e un viaggio nei sentieri contorti delle nostre complesse banalissime menti. 

Aridità

25 maggio ore  18.15 
Collettivo Overlimbs  – Aridità | ESSEREMATERIA con Giovanna Zanchetta e Bianca Macerini Papini (foto)
Musiche di Rosario Bova – durata 20’

La paranza della bellezza | STORI3

Presentazione della rivista in collaborazione con Luca Rosini (giornalista Rai)
Laboratorio di reportage coordinato da Daniele Balicco (Università Roma3) STORI3 – La redazione incontra l’autore e i protagonisti del documentario.

Graveyards and Gardens | Caroline Shaw & Vanessa Goodman

Graveyards and Gardens è una performance installativa collaborativa che è stata ideata, creata ed eseguita dalla compositrice Caroline Shaw e dalla coreografa Vanessa Goodman con il lighting design di James Proudfoot e il sound design di Eric Chad e Kate De Lorme. Il lavoro esamina la memoria come processo di ricostruzione piuttosto che richiamo di eventi, abbracciando le varie elaborazioni, distorsioni e omissioni. Una danza. Un concerto. Una curiosa esperienza di performance guidata dall’analogico. Un album visivo e sonoro di ricordi ricostruiti e distorsioni. Un ambiente immersivo teso tra natura e tecnologia e riscaldato dal fascino delle innovazioni antiquate e dell’esperienza incarnata. È un album vivente che continua a piegarsi e dispiegarsi su se stesso per scavare in profondità nella bellezza di come il corpo ricorda.