Introduzione di Mattia Cinquegrani e Jacopo Pellegrini
How Do You Mend a Broken Heart ha inizio nel 2017, quando un malinconico Barry Gibb, il maggiore e l’unico sopravvissuto di quattro fratelli, rievoca la parabola dei Bee Gees, partendo da mezzo secolo prima. Ai primi vagiti sull’onda dei Beatles o del rhythm& blues di Otis Redding – la magnifica “To Love Somebody” – seguono il declino e la resurrezione, come capofila della disco music.
Guai a definirla tale, però, visto come nel giro di pochi anni “disco” divenne da fenomeno generalizzato sinonimo di musica spazzatura, di resa al commercio, fino a ispirare raduni con incendio di vinilial grido di “Disco Sucks!”. Obiettivo primario i Bee Gees, che patiscono il cambio di atmosfera e si ritirano sempre più nell’ombra.
Marshall non inventa nulla di nuovo sul piano stilistico e si lascia andare a qualche scelta di dubbio gusto, indugiando troppo sulle lacrime di alcuni testimoni, ma costruisce un romanzo appassionante. Anche grazia alla musica dei Bee Gees, ascoltata da generazioni intere (più di 220 milioni di dischi venduti), celebrata, inflazionata, osteggiata, dileggiata ma tuttora invecchiata molto meglio di opere d’ingegno più altezzose e meno pop.
Progetto realizzato con il contributo del Mic – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo